La manifattura italiana resta tra le più forti al mondo, ma la sua crescita è frenata da un problema invisibile: la produttività.
L’intelligenza artificiale, nell’industria manifatturiera, sta diventando una leva sempre più concreta per affrontare una sfida che in Italia è tanto storica quanto urgente: la produttività.
Il nostro Paese è ancora il secondo polo industriale europeo, ma la crescita resta lenta. Non è una questione di capacità tecnica: è un tema di metodo, di cultura del dato e di ottimizzazione dei processi produttivi.
Il recente rapporto del CNEL fotografa un sistema con livelli di digitalizzazione e formazione tra i più bassi d’Europa, e con scarsi investimenti in capitale intangibile come software, know-how e strumenti di analisi. Il risultato è un tessuto produttivo eccellente ma frammentato, formato da migliaia di imprese che rischiano di restare indietro.
Queste imprese sono parte essenziale delle catene globali, ma per restarvi devono adottare una mentalità nuova: diventare industrie manifatturiere smart, capaci di leggere i dati, reagire in tempo reale e migliorare la produttività in modo continuo.
Un’occasione da non sprecare
Il 17 settembre l’Italia è diventata il primo Paese europeo ad approvare una legge quadro sull’intelligenza artificiale. È un traguardo importante, che definisce una strategia per lo sviluppo dell’AI e istituisce un fondo da un miliardo di euro per sostenere le imprese.
È un passo avanti significativo, ma anche un momento di responsabilità. Come ha sottolineato Gabriele Montelisciani, CEO di Zerynth, durante il suo intervento allo Zerynth Connect 2025:
"Questa legge ci fa ben sperare, ma ci responsabilizza. Dobbiamo evitare che diventi l’ennesima pioggia di tecnologia calata sulle imprese in modo poco ragionato."
L’intelligenza artificiale può diventare la chiave per rilanciare la produttività per l’industria manifatturiera , ma solo se viene adottata con una logica di sistema. Il tema non è quanto si investe, ma come. In passato, troppi incentivi si sono trasformati in tecnologie installate senza una visione, generando strumenti poco integrati e processi disallineati.
Serve invece un approccio strutturato, che unisca dati, persone e processi. È questa la condizione perché l’AI generi reale efficienza e non solo automazione.

La trappola della produttività
L’intelligenza artificiale può essere un acceleratore straordinario, ma anche una trappola se utilizzata in modo errato. Gartner parla di “productivity trap”: l’illusione di migliorare la produttività semplicemente velocizzando singole attività.
"Se pensiamo che l’intelligenza artificiale serva solo ad accelerare l’esecuzione di un task, finiremo per liberare tempo da dedicare ad attività a basso valore, o peggio, per creare nuovi colli di bottiglia."
La vera sfida per l’industria manifatturiera smart è allineare i processi, collegando i flussi di dati tra shop floor e uffici. Automatizzare non basta: occorre trasformare il modo in cui i dati vengono letti e condivisi.
La produttività non cresce perché una macchina lavora più in fretta, ma perché l’intero sistema diventa coerente, trasparente e capace di apprendere dai propri risultati. L’intelligenza artificiale applicata all’industria manifatturiera è il punto d’incontro tra efficienza e conoscenza.
Come l’AI può aiutare le industrie?
L’AI non è una scorciatoia, ma un nuovo modo di leggere la fabbrica. Integrata nei processi, diventa una lente che illumina ciò che prima restava nascosto: inefficienze, tempi morti, sprechi energetici, deviazioni dai cicli ideali.
- Visibilità: l’AI raccoglie e unifica i dati di produzione, offrendo una visione oggettiva delle performance.
- Decisioni più rapide: individua scostamenti e trend anomali, suggerendo interventi mirati.
- Tempo liberato: automatizza attività ripetitive, permettendo alle persone di concentrarsi sull’analisi e sull’ottimizzazione dei processi produttivi.
Questo approccio consente di passare da una gestione reattiva a una gestione predittiva. Quando i dati sono chiari e affidabili, la fabbrica diventa più reattiva, e le persone possono agire con maggiore consapevolezza.
L’intelligenza artificiale non sostituisce gli operatori: li potenzia. Trasforma l’esperienza umana in conoscenza diffusa e decisioni migliori, rafforzando l’identità di un’industria manifatturiera smart fondata su innovazione, sostenibilità e competenza.
Guardare avanti
La manifattura italiana ha una forza che nessuna tecnologia può replicare: il saper fare. Ma questa forza oggi ha bisogno di strumenti nuovi per restare competitiva.
L’intelligenza artificiale può essere il punto di svolta, a patto di essere interpretata non come un obiettivo, ma come un metodo di lavoro. Non serve correre più veloce: serve correre nella direzione giusta, quella della produttività sostenibile.
Dati affidabili, processi chiari e persone coinvolte: questa è la formula per far crescere un’industria capace di unire tradizione e innovazione. L’intelligenza artificiale applicata all’industria manifatturiera può rendere l’Italia non solo più efficiente, ma più consapevole del proprio valore competitivo.
Guarda l’intervento completo di Gabriele Montelisciani allo Zerynth Connect 2025!